martedì 21 maggio 2013

Osservatrice 2

Certo è vero, lo stigma esiste comunque,
ma se facciamo un esame di coscienza
chi per primo tende a metterlo in evidenza?
Noi.
Nascondersi, restando ai margini di ogni ambiente
e situazione, per vergona e per paura di non essere all'altezza,
è un tirare la zappa sui nostri bei piedi.
Per primi ripudiamo noi stessi...
...la diagnosi...la malattia.
I primi della lista ad auto evitarci.
Essere un malato psichiatrico per la
società equivale alla parola "matto",
noi che prima della diagnosi eravamo parte
di quella società "ignorante" la pensavamo uguale.
Oggi consapevoli di quanto detto,
tendiamo comunque a considerarci tali
perché nell'inconscio la parte "ignorante"
tende a prendere il sopravvento.
Tendiamo a ragionare con la testa degli altri.
Indottrinati fin da piccoli nelle più banali forme
di pensiero, abituati come topi a girare su una ruota,
non sappiamo gestire niente che non sia alla portata di tutti.
Avere la prospettiva di essere un malato mentale
equivale all'aver preso un virus alieno
con conseguente quarantena.
Come detto in precedenza siamo
circondati da milioni di diagnosi in sospeso,
e dato che la risposta è stata "PRESTO SAREMO LA MAGGIORANZA",
verrà un tempo in cui averne una
ben precisa sarà l'ordine del giorno.

Osservatrice

Un Saluto di cuore a tutti Voi,
portatori di un Dono Pesante che ci accomuna
e ci differenzia sotto tutti i profili
senza per questo toglierci il diritto
di vivere con serenità il disagio che può causare.
Sono nuova del gruppo e ringrazio
il Fondatore per aver dato vita
ad uno spazio che permette
di avere un' angolino tutto nostro
per capire, capirsi e sfogarsi al bisogno.
Bipolare da 15 anni,
mi trovo ad un livello di vita in cui
mi sento più osservatrice che osservata.
Mi spiego meglio.
L'avere una diagnosi di patologia cosiddetta mentale
rende la psiche della persona che ne è affetta ancora più vulnerabile
rispetto al non averlo saputo affatto.
Quindi per poter superare al meglio l'impatto della "bella notizia"
bisogna togliere con priorità assoluta il disagio
che la stessa è andata a creare...e non è poco.
ESEMPIO:
Se ti diagnosticano un cancro, appena arrivi a casa
ne parli con famigliari, amici, il vicino e via discorrendo.
Cerchi supporto e tutti sono pronti ad incoraggiarti e a farti forza
perché di cancro oggi non si muore quasi più.
Se il verdetto invece riguarda il malfunzionamento del nostro
Sacro Santo Cervello, beh, c'è proprio poco da dire nel vero senso della parola.
I vicini di casa se vengono a saperlo ti tolgono il saluto e manco apron più i balconi,
gli amici si dileguano come avessi preso la peste
e dulcis in fundo i tuoi famigliari nella più totale vergogna
ti obbligano ad inghiottire pillole prescritte nella speranza che come una febbre
prima o poi tutto torni alla normalità
e guai a parlarne con qualcuno.
Si crea un senso di colpa generale e il trattamento che viene riservato dai tuoi cari molte volte aiuta a scaturire
un'impotenza cerebrale che avanza inesorabile.
Quasi sembra che te lo si legga in faccia.
Vai a far la spesa e ti senti osservato,
esci fuori per un' aperitivo e tutti son li che guardano,
cammini per strada e sei al centro dell'attenzione
di ogni passante ed ogni volta che questo disagio
prende piede ti devi ricordare che non lo sa nessuno
perché a nessuno è stato detto...e allora tiri un bel sospiro di sollievo che comunque non cambia niente.
Oramai la paranoia, cagna fedele come un' edera, è dentro di te quasi fossi colpevole di
omicidio.
Poi un bel giorno tra uno sbalzo d'umore e l'altro
arrivi all'apice della mania e schizzatissimo
ti fanno un bel TSO.
Se abiti in una città modello Milano forse riusciresti ancora sopravvivere restando nell'anonimato,
ma in un centro piccolo come il mio,
neanche il tempo di varcare la soglia del CIM
e ti ritrovi catapultato sulla bocca di tutti.
Ecco che quella che era solo paranoia
una volta uscito si rivela essere cruda realtà.
Adesso lo sanno tutti....ma proprio tutti.
Per la spesa fai una delega,
aperitivo solo se a 50 chilometri
da dove abiti,
tapis roulant alternativo alle scampagnate
e se hai un pezzo di lavoro, le crisi conseguenti
a questo stile di vita monastico ti aiutano nel processo di licenziamento volontario.
Il vuoto si è impadronito dei tuoi dintorni.
Quei pochi sguardi che incroci sono fatti di curiosità insana
e malevola, si dice di tutto di te tranne che il bene.
Solo e senza nessuno a cui votarsi, solo il tuo psichiatra,
amico fidato per dosi aggiuntive in caso di recidiva.
Tu e il mondo contro,
che rinnega esseri come noi,
emarginati da una società che manco a dirlo
è tra lo schizofrenico ed il bipolare.
La stessa che ti sta facendo sudare le pene dell'inferno.
Così quando ti rendi conto
che il vuoto che si è creato attorno
è formato da tante diagnosi non fatte, capisci
che l'essere consapevole della tua può essere
la più brutta verità da digerire,
ma anche l'unico modo per prendere appieno coscienza
di te stesso e fare del Disturbo il nostro Alleato numero Uno.
Non hai più bisogno di nasconderti,
perché gli occhi che adesso puntano sono i tuoi.
Tu che osservi gli altri,
come si muovono , si vestono, parlano e sclerano
ignari del funzionamento del loro organo più prezioso.
Persone che non si fanno troppe domande,
persone che l'importante è solo apparire,
persone che magari una diagnosi c'è l' hanno ma la tengon ben nascosta anche ai loro occhi e altre che proprio di usare cervello non se ne parla.
Persone, sono solo persone, come noi.
Noi esposti a possibili critiche perché Bipolari ma osservatori,
loro che credono di vedere ma ancora ciechi.
Mary